Si possono distinguere tre forme di otite: interna, media ed esterna. I bambini sono i soggetti maggiormente colpiti dalle infezioni a livello auricolare, le statistiche parlano infatti di almeno un caso prima dei 3 anni. Ma per fortuna non tutti sono destinati a sviluppare questa patologia. I fattori di rischio più comuni sono predisposizione genetica, allergie, sistema immunitario indebolito ed esposizione al fumo passivo. Infine, l’utilizzo di biberon e ciuccio può favorire l’insorgere di otite tra bambini e neonati.
Le cinque tipologie più frequenti di infezione dell’orecchio sono: otite media, otite media con effusione,
otite esterna (orecchio del nuotatore), perforazione del timpano e mastoidite.
L’otite media acuta è la forma più comune delle tre, facilmente diagnosticabile dal medico di base tramite visita otoscopica. I sintomi di questa variante di otite sono gonfiori e processi flogistici a carico dell’orecchio medio, nonché ristagno di liquidi dietro il timpano. L’otite media acuta può rivelarsi estremamente dolorosa e può essere accompagnata da stati febbrili, specialmente nei bambini.
Una volta guarita, l’infezione potrebbe trasformarsi in otite media con effusione, il cui unico sintomo è il ristagno di liquidi dietro il timpano. Se tale ristagno permane per mesi o si ripresenta ciclicamente, siamo di fronte a un’otite media con effusione cronica, anche in assenza di segni di infezione. Si tratta di un disturbo difficile da debellare, in particolar modo per i bambini, in quanto la presenza dei liquidi favorisce la proliferazione di agenti patogeni, quali virus e batteri, innescando nuove infezioni.
La perforazione del timpano può avvenire in seguito a un infortunio o un’infezione, in grado di causare una lacerazione o un foro nella sottile membrana timpanica. Il ristagno di liquidi nell’orecchio medio può esercitare, inoltre, una pressione eccessiva, aggravando la rottura e causando perfino una perdita dell’udito.